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Il disagio infantile a scuola: le difficoltà nell’apprendimento della letto-scrittura.
Angela Zerbino, logopedista relazionale pediatrica con studio a Milano e autrice di giochi didattici adatti dai 6 ai 99 anni pensati per aiutare i bambini a superare le difficoltà di linguaggio e apprendimento.
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Il disagio infantile a scuola: le difficoltà nell’apprendimento della letto-scrittura.

Cari lettori di Scioglilingua, in questo numero torniamo ad affrontare un tema di grande attualità e a me molto caro: le difficoltà di apprendimento della letto-scrittura.

Apertamente:

La scolarizzazione rappresenta un momento cruciale nella vita del bambino al quale è richiesto un cambiamento radicale dello stile di vita.

All”ingresso alla scuola Primaria egli è chiamato a rispondere a richieste prestabilite in un contesto strutturato sia a livello di programmi da rispettare sia a livello di tempi di esecuzione. Per poter far fronte alle nuove richieste ed accedere alla letto-scrittura, il bambino deve aver raggiunto  una certa autonomia dei processi di pensiero per potersi avventurare in un contesto più astratto rispetto al linguaggio orale, che ha caratterizzato i suoi primi anni di vita.

Se le tappe dello sviluppo affettivo e le autonomie sul piano delle prestazioni quotidiane  (vestirsi, lavarsi, alimentarsi, addormentarsi in modo  autonomo) non sono sufficientemente stabilizzate, il bambino potrebbe manifestare comportamenti regressivi o scarso impegno nelle prestazioni richieste, come difesa a un senso di inadeguatezza. A differenza del linguaggio orale, basato sulla relazione, nel processo di letto-scrittura il bambino è solo di fronte a un foglio e ciò gli richiede una capacità di concentrazione e di autonomia mai sperimentate in precedenza. Pre-requisiti indispensabili per tale capacità di concentrazione sono una discreta autostima delle proprie capacità di far fronte al nuovo e  di accettare l”errore, e la frustrazione che ne deriva, come possibilità del processo di apprendimento.

Da questa breve premessa, l”aumento del numero di bambini con problemi di apprendimento può essere letto anche come una conseguenza dello stile educativo dei nostri tempi:

1) aumento della presenza di bambini anticipatari che accedono alla scuola primaria quando ancora non hanno raggiunto una maturità cognitiva e affettiva adeguate per far fronte alle nuove richieste.

2) prevalenza della dimensione visiva (utilizzo di videoschermi) nella vita quotidiana che ha portato ad un impoverimento del canale verbale in tutti i suoi aspetti e a un maggior isolamento sociale: si parla sempre meno.

3) Minor utilizzo della dimensione dell”ascolto verbale con ricadute importanti sull”apprendimento della letto-scrittura.

4) aumento della sedentarietà che caratterizza sempre più la vita dei nostri bambini, dimenticandoci che deriviamo dai primati e che siamo stati creati per arrampicarci.

Prendendo in considerazione gli aspetti appena citati, ci rendiamo conto che l” attuale tendenza alla medicalizzazione dei problemi di apprendimento e il ricorso alla diagnosi da parte di specialisti, a partire dalla fine della seconda elementare, portano con se il rischio di vedere solo parte del problema, sottolineando gli aspetti cognitivi a discapito di quelli emotivo-affettivi.

Inoltre, in caso di diagnosi di dsa, e conseguente diritto di strumenti compensativi e dispensativi, si rischia di  togliere al bambino la possibilità di apprendere e di compensare il proprio disturbo, attraverso un allenamento costante della letto-scrittura. Gli strumenti compensativi quali la sintesi vocale, il registratore, la calcolatrice e online casino le misure dispensative quali l”evitamento della scrittura sotto dettatura o  del copiare alla lavagna, a cui ha diritto il bambino con diagnosi di dsa, se vengono fornite fin dalla fine del biennio elementare, diventano strumenti inibenti la compensazione del disturbo stesso, che egli potrebbe migliorare attraverso l”esercizio.  Sappiamo bene quanto in ogni disciplina, l”allenamento avvicini il risultato positivo.

Le ricercatrici argentine Ferreiro e Teberosky  ( “La costruzione della lingua scritta”, 1994 – Ed. Giunti) così scrivono:

Perché il bambino possa appropriarsi dell”oggetto lingua-scritta, “bisogna lasciare che il bambino scriva… seppure in un sistema diverso… non perché si inventi un suo proprio sistema idiosincratico, ma perché possa scoprire che il suo sistema non è il nostro e perché possa individuare ragioni valide per sostituire le proprie ipotesi personali con le nostre”. In questo quadro acquista nuova luce il problema dell”errore che appare come una conoscenza non convenzionale, che spesso ha una sua ragione e una sua coerenza.

Tutto il lavoro delle autrici mostra la fondamentale importanza dell”“errore costruttivo” e della capacità da parte degli insegnanti di porsi altre domande quali, ad esempio: “In quale logica si inserisce questo modo di vedere?”, “Che tipo di problema viene soddisfatto con questa soluzione?”. La possibilità per l”adulto di conoscere il tipo di processo e gli elementi cognitivi utilizzati dal bambino dipende dalla sua capacità di decentrarsi rispetto all”“errore” ed all”obiettivo finale.

Ciò permetterebbe di capire che gli errori costruttivi, o meglio, le risposte che si distaccano da quelle corrette, lungi dall”impedire il raggiungimento di queste ultime, parrebbero permettere le acquisizioni posteriori. Per fare un parallelo con l”acquisizione del linguaggio orale, la regolarizzazione dei verbi irregolari, nei bambini tra i 2 ed i 5 anni, non è un fatto “patologico”, né un indice di futuri disturbi, bensì tutto il contrario.

Praticamente:

Considerando gli aspetti appena citati, si comprende perché nella logopedia relazionale viene preso in carico il bambino in senso globale, evitando di isolare e prendere in considerazione solo il suo sintomo. Ecco allora che in terapia viene utilizzato il movimento corporeo perché l”apprendimento passa anche attraverso il corpo, l”errore viene  accolto e interpretato quale parte del processo di apprendimento, la letto-scrittura viene utilizzata all”interno di un contesto ludico affinchè il bambino possa viverla con piacere e in modo alternativo al prevalente tecnicismo scolastico.

Attraverso l”utilizzo di diverse tecniche viene allenata la capacità di simbolizzazione, di astrazione, l”organizzazione del pensiero,  aumentando conseguentemente l”autostima del bambino.

Per quanto riguarda gli insegnanti,  si sono rivelati di grande utilità i progetti da parte di specialisti (pedagogisti, logopedisti) organizzati all” interno della scuola affinchè gli insegnanti siano formati a individuare e affrontare le difficoltà di apprendimento dei loro alunni. Tutto ciò allo scopo di restituire agli insegnanti la competenza insita nel loro ruolo, offrendo loro un supporto di supervisione da parte degli specialisti. D”altra parte non serve una competenza sanitaria per verificare se un bambino presenta un problema tecnico o una difficoltà di comprensione mentre l”eccessiva medicalizzazione delle difficoltà, che sta invadendo l”ambito scolastico, rischia di portare con se ripercussioni negative sul clima generale delle classi. Inoltre, privilegiare il ruolo pedagogico e didattico della scuola va a vantaggio di quei bambini che realmente necessitano di un intervento specialistico e di una buona sinergia tra famiglia, scuola e specialisti.

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