Risposte alle domande comuni sull’apprendimento e sull’uso del linguaggio nei bambini.
Per capire e non sentirsi mai soli.
Per capire e non sentirsi mai soli.
In questa sezione ho raccolto le domande che mi vengono rivolte più spesso, per offrire a genitori e insegnanti un’ampia panoramica del lavoro che svolgo in studio.
Il suggerimento del suo pediatra è corretto, specie in vista dell’ingresso alle elementari. Il logopedista valuterà il disturbo della sua bambina e l’eventuale necessità di logopedia per correggere la pronuncia di tali suoni.
A proposito dei coetanei che parlano bene, si ricordi che ogni bimbo ha il proprio ritmo evolutivo anche per quanto riguarda l’acquisizione del linguaggio. All’età della sua bambina, se non ci sono altre problematiche, può essere sufficiente parlarle e coinvolgerla nella vita quotidiana, farla giocare, farle frequentare altri bambini, leggerle storie, ascoltare i suoi bisogni e desideri, stimolando così “l’appetito” verso il linguaggio e la curiosità verso il mondo. Se il disturbo persiste, tra i 24 e 36 mesi è bene consultare uno specialista (logopedista, neuropsichiatra infantile, foniatra).
Prima di parlare di dislessia è necessario effettuare specifici test standardizzati, presso centri specializzati. Tutto ciò verso la fine della 2° o all’inizio della 3° elementare. Prima di tale età, e in presenza di difficoltà di letto-scrittura, è bene effettuare una visita specialistica (logopedista o foniatra) per valutare il disturbo con test differenti da quelli per la dislessia.
Ho letto attentamente la sua mail, e la situazione che mi racconta è piuttosto tipica negli adolescenti che soffrono di balbuzie, poiché viene vissuta come limite nel quotidiano (scuola, famiglia, gruppo dei coetanei). Per questo la terapia psicologica talvolta viene rifiutata senza una reale motivazione. Una valida alternativa potrebbe essere la terapia logopedica. Come logopedista mi occupo anche di balbuzie, e l’esperienza mi ha insegnato che i miglioramenti arrivano essenzialmente attraverso una buona alleanza terapeutica e un lavoro globale sul soggetto. Provi a parlarne a suo figlio. Solo quando lui ne sentirà davvero la necessità, potr valutare quale delle due terapie (psicologia o logopedia) sarà più adatta a lui.
L’ingresso alla scuola materna, verso i tre anni, è un momento molto delicato perché il bambino si confronta con i coetanei, e sperimenta la comunicazione al di là dei codici rassicuranti dell’ambito familiare. In certi casi, questi primi scambi con l’esterno generano un senso di frustrazione, e tale frustrazione sfocia talvolta nella chiusura e talvolta (nel caso della sua bambina) nell’aggressività. Entrambe, però, non sono che manifestazioni di un disagio.
Le consiglio di fissare un colloquio con le maestre per fare chiarezza e per evitare che si lamentino davanti alla bambina. Ne parli anche col suo pediatra che, conoscendo la bambina, saprà consigliarla su come intervenire sul disturbo di linguaggio e di comportamento, inviandola dallo specialista.
In base a quel che mi racconta, consiglierei di valutare il linguaggio accanto ai vari aspetti evolutivi, attraverso l’analisi di uno specialista come il neuropsichiatra infantile. Non si faccia spaventare dal nome (neuropsichiatra infantile) e fissi un appuntamento per fare chiarezza su questo ritardo. Sarà lo specialista a decidere se la sua bambina ha bisogno di una terapia logopedica.
Compila il form per informazioni o richieste.