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Lo Studio
La logopedista relazionale pediatrica Angela Zerbino riceve su appuntamento nello studio di via Santa Croce 6, nel cuore di Milano a pochi passi dal Duomo e dall'ospedale Mangiagalli. Da oltre 20 anni si occupa di disturbi del linguaggio, DSA e difficoltà di apprendimento dei bambini da 2 ai 16 anni.
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Il mio Studio

Il bambino, prima di tutto

Lo studio Angela Zerbino – Logopedia relazionale si occupa di valutazione, educazione e terapia della comunicazione (linguaggio, voce, apprendimento, deglutizione) con particolare attenzione alla relazione e alla crescita globale del bambino.

I disturbi cognitivi, linguistici e di apprendimento si manifestano con modalità differenti e sono influenzati da vari fattori che riguardano il soggetto e il contesto in cui agisce.
Per questo motivo lo Studio Angela Zerbino ha collaborazioni stabili con insegnanti, pedagogisti, pediatri, neuropsichiatri infantili, psicomotricisti, psicologi e insegnanti.

Logopedia Relazionale: metodologie e risorse

Lo studio Angela Zerbino, ispirandosi ai metodi della PRL (Pedagogia Relazionale del Linguaggio di Claude Chassagny), PPA (Pratica Psicomotoria Acouturier) e al metodo “Fare Storie” (metodo del racconto di Ferruccio Marcoli), ha creato e migliorato nel tempo il modello di attività terapeutica denominato logopedia relazionale.

Partendo dal mondo unico del soggetto, il logopedista relazionale svolge la sua attività terapeutica conciliando le tecniche logopediche tradizionali con i bisogni, le relazioni, le emozioni e i tempi di evoluzione globale del bambino. La logopedia relazionale inquadra il disturbo di linguaggio nel contesto delle relazioni emotivo-affettive del bambino, tenendo conto dell’ambiente sociale in cui interagisce e dei suoi codici simbolici.
Pertanto il logopedista relazionale pone il soggetto al centro della terapia e lo considera – prima di tutto – portatore di bisogni e desideri.

La logopedia relazionale si basa sull’osservazione globale del bambino in tutte le sue manifestazioni spontanee: gioco, movimento, espressioni libere, linguaggio parlato e scritto, relazione, disegno e manipolazione. Tutto ciò al fine di inserire la difficoltà di linguaggio nel mondo complessivo del bambino. Per questo motivo le sedute terapeutiche non vengono preparate anticipatamente, ma ritagliate adeguatamente sui desideri e sui bisogni del bambino e secondo i propri ritmi. Attraverso le espressioni libere e spontanee, il bambino diventa sempre più consapevole delle differenze tra il proprio modo di comunicare (scritto e orale) e quello sociale/convenzionale. Egli gradualmente comprende e accetta i propri errori o difetti, diventando più disponibile alla loro trasformazione e a un lavoro logopedico anche tecnico, basato sulle sue specifiche difficoltà di linguaggio orale o scritto, inserite in un ambito terapeutico relazionale.

Valutazione e Trattamenti:

 

soluzioni personalizzate per preservare e rispettare l’unicità del bambino 

Osservazione e valutazione

Nella logopedia relazionale, in sede valutativa, hanno luogo l’osservazione spontanea e l’osservazione strutturata (test) del soggetto. Durante tale fase viene offerta particolare attenzione ai rapporti tra gli aspetti cognitivi, linguistici, relazionali ed emotivo-affettivi, per ottenere un quadro obiettivo ed essere in grado di formulare un progetto terapeutico.

Counseling e follow-up dei parlatori tardivi (late talkers) tra i 24-36 mesi

Attraverso i colloqui con i genitori, il logopedista aiuta a ricostruire i primi anni di vita del bambino, analizza le sue abitudini e le sue caratteristiche, fornisce gli strumenti che favoriscono l’evoluzione del linguaggio.

Trattamento dei disturbi primari di linguaggio

Nella logopedia relazionale, i disturbi primari di linguaggio non vengono trattati da subito in modo tecnico, facendo cioè ripetere al bambino il suono mancante o errato, o mettendolo davanti allo specchio per osservare l’articolazione, ma gli si concede il tempo di creare un’alleanza con il terapista, ovvero un rapporto di fiducia che lo guidi alla piena consapevolezza del proprio difetto e al desiderio di correggerlo.
Attraverso il gioco spontaneo (motorio e simbolico) il disegno e la manipolazione, il bambino porta in superficie il proprio mondo interno, diventa più aperto all’ascolto di sé e degli altri, quindi si apre a una dimensione di autoapprendimento dei suoni e della struttura frasale della propria lingua.

Rieducazione della letto-scrittura (biennio elementare) e DSA (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia)

Nella logopedia relazionale, le difficoltà di apprendimento che talvolta caratterizzano l’ingresso alla scuola primaria (creando il sospetto di dislessia) vengono trattate in maniera differente rispetto all’approccio logopedico tradizionale (fatto di schede da completare o liste di parole). Al suo ingresso alla scuola primaria, non sempre il bambino è pronto ad entrare nel mondo dei grandi e ad accettare le regole della lingua scritta. La logopedia relazionale offre al bambino un approccio graduale al gioco della letto- scrittura, attraverso tecniche che gli permettono di sperimentarsi con le lettere, partendo da ciò che lui sa e vuole produrre. L’utilizzo di giochi didattici e della “tecnica di associazione (T.A.)” inventata da Claude Chassagny vede il bambino protagonista della proprie produzioni, con il terapista che lo affianca e supporta nell’esplorazione di un mondo nuovo e sconosciuto. Attraverso le “autoproduzioni scritte e lette”, il bambino diventa gradualmente consapevole dei propri errori e desideroso di correggerli.
A partire dalla 3° elementare, in caso di DSA (diagnosticata attraverso test specifici sulla dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia ), l’utilizzo di
materiale ludico-didattico ,della T.A. e la tecnica del racconto ( ispirandosi al metodo “Fare storie” di Ferruccio Marcoli) permettono ai bambini di esercitare la letto-scrittura in modo differente da quello scolastico, favorendone l’aumento dell’autonomia, autostima, creatività e organizzazione del pensiero.

Trattamento della disfonia (disturbo di voce) per adulti e bambini

La disfonia è il disturbo che riguarda il volume e la qualità della voce (che può diventare rauca, soffiata, strozzata). Nella logopedia relazionale, l’approccio alla disfonia è di tipo educativo e non addestrativo. Il paziente viene cioè accompagnato verso una maggiore consapevolezza del proprio corpo, delle posture, del proprio metodo respiratorio e degli “abusi vocali” che hanno causato il disturbo.
Attraverso l’apprendimento della respirazione diaframmatica, l’introduzione delle norme di igiene vocale e gli esercizi di ginnastica delle corde vocali, il paziente diventa protagonista della propria terapia e della risoluzione della propria disfonia. Nell’approccio logopedico relazionale, viene data grande importanza all’ascolto e auto-ascolto per aiutare il paziente a calare nella propria quotidianità le norme di igiene vocale, atte a proteggere la propria voce.

Trattamento delle deglutizioni atipiche

La deglutizione atipica consiste in una deglutizione infantile che permane oltre i 6/7 anni. Essa è caratterizzata da una spinta linguale in avanti contro l’arcata dentale. Ciò provoca uno spostamento in avanti dei denti, che può essere corretto attraverso l’apparecchio ortodontico e l’apprendimento della deglutizione funzionale corretta.
Nel trattamento delle deglutizioni atipiche, il logopedista relazionale coinvolge il bambino negli esercizi di ginnastica della bocca e di deglutizione, che favoriscono l’ automatizzazione della deglutizione corretta.

Terapie in coppia o piccolo gruppo

Dopo un primo momento di terapia individuale, indispensabile per entrare in contatto col mondo del piccolo paziente e creare l’alleanza terapeutica, laddove se ne vedono le possibilità relazionali, si formano coppie o gruppi di lavoro tra bambini. I dati delle più recenti ricerche ci dicono che i bambini imparano più dal gruppo dei pari che dagli adulti.

La logopedia relazionale in coppia o piccolo gruppo, offre ai bambini un contesto sociale protetto in cui prendere consapevolezza dei propri e altrui difetti di linguaggio orale o scritto, aumentandone il desiderio di correggerli. L’approccio di tipo relazionale stimola nel bambino il desiderio di comunicare, di confrontarsi, di imparare attraverso gli altri che, facendogli da specchio e da limite, lo proiettano verso il sociale e i suoi codici simbolici. Attraverso il gioco condiviso, il bambino mette a contatto il proprio mondo interno (bisogni, desideri, emozioni) con il mondo esterno delle persone e delle relazioni; di conseguenza inizia a raccontare e a raccontarsi, impegnandosi in uno sforzo narrativo che porta all’evoluzione del linguaggio orale e scritto e del pensiero.

Grazie alla relazione con i coetanei, in un contesto terapeutico, il bambino trova confini sicuri non solo a livello spaziotemporale ma anche a livello mentale, aumenta la propria sicurezza interiore e scopre il piacere di viaggiare in compagnia di se stesso e degli altri, accettando le difficoltà di non sapere o di sbagliare, che inevitabilmente affiancano l’imparare, l’apprendere, il crescere.

Colloqui con le varie figure coinvolte

Il logopedista effettua periodicamente colloqui con le figure che ruotano intorno al bambino (genitori, insegnanti, pedagogista, psicologo, neuropsichiatra infantile, psicomotricista) per sviluppare una rete efficace di sostegno e una modalità di lavoro in equipe.

Le terapie di logopedia relazionale sono individuali, in coppia o piccolo gruppo (3 o 4 bambini).

Insieme si può

Contatti

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IN STUDIO

Via Santa Croce 6 20122 Milano
tel. | Cell. 3470004897
Mail: angela.zerbino@gmail.com